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Giampiero è

di Adriana Mulassano

 

 

C'è chi attraversa la propria vita professionale con l'ansia da prestazione e chi riesce a tesserla con calma, lusso e voluttà, senza coup de theatre ma con quella salita della china del successo fatta di passi decisi dettati dalla crescente sicurezza che ti da soltanto la conoscenza.

Questo è il tratto distintivo del lavoro di Giampiero Arcese che al di là dell’amicizia che ci lega, della condivisione etica e stilistica della moda, di una piacevolissima occasione di lavoro che ci vide insieme e dunque di una personale positivissima valutazione, resta una miracoloso esempio “di virtù “in una società del lavoro come quella che viviamo.

Giampiero Arcese detesta fare il personaggio e ama essere professional, come tutti gli uomini veramente colti adora ricercare, approfondire e odia l’ostentazione, preferisce rileggere i libri di Italo Calvino piuttosto che tirar tardi mondanamente, ha un penchant per i viaggi ma mai da “turista allo sbaraglio”, rispetta tutti e non riverisce nessuno e, come tutti i nati sotto il segno del Cancro, ha un vero trasporto per la dignità, il decoro e gli affetti veri.

Che il suo destino fosse la moda rigorosamente da praticare con un’attitudine creativa, lo si capisce dalla sua scelta dopo il liceo: scelse come università il corso quadriennale all’Accademia di Costume e di Moda di Roma dal quale uscì con la massima votazione nel 1986. E se è vero come è vero che chi ben comincia è a metà dell’opra, come primo step della carriera nel suo curriculum c’e’ uno stellone: quattro  anni ( dal 1985 al 1989) trascorsi a lavorare nell’atelier di Valentino, a Roma, con il compito di assistente disegnatore del grande stilista per le collezioni di alta moda e pret-a-porter.

Poi l’irresistibile richiamo dell’irrinunciabile offerta di lavorare per un colosso del Made in Italy, quel Gruppo Max Mara che ha avuto ed ha un ruolo importantissimo nel panorama della moda internazionale.

Cosi Giampiero  si trasferisce armi e bagagli a Reggio Emilia, sede del Gruppo, e per ben dodici anni ci lavora con dedizione con il ruolo di Fashion coordinator delle sei linee del marchio Marella. E Giampiero racconta sempre che questa esperienza non soltanto ha molto contato nella sua formazione ma gli ha fatto incontrare un ambiente di lavoro di persone dalla professionalità encomiabile.

Ormai la via maestra era imboccata e,dopo un anno trascorso in Gianfranco Ferre’ ed un altro presso Bruno Magli, in qualità di Direttore delle collezioni-donna di borse, scarpe e ready-to-wear, Giampiero era veramente ”equipaggiato”e professionalmente pronto a spiccare il volo come stilista di una maison in cui poteva esprimere appieno e responsabilmente la propria creatività.

L’occasione determinante gli arrivò da Brioni che gli offrì l’incarico di Direttore Creativo della collezione femminile e gli diede la chance di misurarsi a 360 gradi dalla scelta dei tessuti, al disegno, alla creazione su su fino al perentorio passo dello show stagionale con le sfilate di Milanocollezioni. Una prova d’autore nella quale Giampiero si è cimentato con successo dal 2003 al 2010. Ben lungi dal montarsi la testa, Giampiero capì che questa tappa lo aveva reso “intimamente” indipendente ....e non è poco.

Ma ancora lo aspettava un pezzo di strada importante. Terminata la collaborazione con Brioni, Giampiero fu chiamato nel 2010 da Giorgio Armani che gli attribuì il ruolo di Design coordinator per la linea Armani Collezioni Donna, abiti e accessori.

La Giorgio Armani, e qui parlo  per esperienza personale, è un colosso nel quale chiunque sia alle prime armi impara tutto, dal lavoro alla disciplina ma chi, come me, per esempio, ma anche come Giampiero, ci approda ”dopo una vita di lavoro” regredisce fatalmente al ruolo di ingranaggio di una gigantesca macchina che permette soltanto un minimo “sindacale” di espressione delle proprie potenzialità.

Chiuso nel 2016 il capitolo con Armani, per Giampiero Arcese gli orizzonti si allargano: chi semina bene, raccoglierà meglio. In Giampiero c'è tanta stoffa da confezionare chilometri di collezioni vincenti. Come faccio a saperlo? Elementare! Ho una certezza.

Per Giampiero vale il detto ”c’è un solo successo nella vita ed è la certezza che stai facendo quello che ti piace e credi giusto fare”.

Chance che hanno soltanto gli uomini liberi come Giampiero.

 

Adriana Mulassano

 

 

Adriana Mulassano (Milano11 maggio 1939) è una giornalista italiana, si occupa di moda, costume e società, è nota soprattutto come storica penna del Corriere della Sera negli anni settanta e ottanta.

Dopo aver frequentato il Liceo Linguistico Alessandro Manzoni di Milano, Adriana si trasferisce a New York, dove incontra il suo maestro, Richard Avedon. Rientrata in Europa, dopo una breve esperienza a Parigi, nella redazione di ELLE, diventa nel 1961 redattore di Amica, ruolo che abbandonerà nel 1964 per iniziare la collaborazione con il Corriere della Sera, dove resta fino al 1990 con il duplice ruolo di inviata speciale per la moda e redattore della Terza Pagina. Dal '92 al 2000 lavora presso l'ufficio stampa della Giorgio Armani s.p.a. Poi, stabilitasi a Roma, insegna per cinque anni all'Accademia di Costume e di Moda e dal 2009 è docente di giornalismo di moda presso il corso triennale di Fashion Communication all'Istituto Europeo del Design.

Tratto distintivo dello stile di Adriana Mulassano è una conoscenza della moda soprattutto in ambito storico e sociologico, che le fa guadagnare la considerazione degli stilisti e creatori di moda di cui recensiva le sfilate per il Corriere della Sera.

Nel 1979 pubblica il libro "I Mass Moda" - Fatti e personaggi dell'Italian look, illustrato dai ritratti di Alfa Castaldi e con la prefazione di Anna Piaggi.

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